"...pompa la tua forza non fermare il tuo volere troppi crocifissi a comandare il tuo sapere...e poi quel trono del potere dovrebbe cadere...l'uomo sa ma è cieco per dovere...padrone è lo stato abbassa il tuo capo..."
(reggae national tikkets)


"...se ti dicono di alzarti tu siedi
e quando siedono tu alzati in piedi
non aver fede solo in quello che vedi
insegui i sogni fino a quando li credi veri..."
(i consigli di un pirla_articolo 31)
"...senza regole se l'istinto c'è ci sarà un perchè
ora sto solo vivendo il mio tempo
senza crescere consapevolmente irresponsabile..."
(senza regole-articolo 31)

martedì 1 giugno 2010

SEMBRAVA DI VIVERE IN UN CARCERE!

Dal momento in cui oltrepassa il muro dell'internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale (...); viene immesso, cioè, in uno spazio, che originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione, come scrisse F. Basaglia in "La distruzione dell'ospedale psichiatrico" nel 1964.
Il manicomio era nato per curare i malati, ma si rivelò soltanto un luogo dove il paziente sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell'internamento, non avrà più contatti con il mondo esterno, lui vivrà in quel luogo cupo, grigio e triste.
Come ci narra Alda Marini in "La polevere che fa volare" contenuto nel libro "La pazza della porta accanto" pubblicato nel 1995, si fa sempre il paragone con quello che c'è fuori. Lì dentro accadevano anche cose incredibili.(...) Noi pazienti eravamo tutti amici. Nessuno si stupiva del comportamento altrui, nè aveva parole di condanna morale. Vivere nei manicomi non era facile, persone che dormiva per terra, perchè consideravano quest'ultima come la loro grande madre, come gli uomi primitivi, altri battevano il suolo per fare il tam tam così da poter comunicare con qualcuno che era lontano da loro, però egli non li avrebbe mai potuti sentire, mentre un signore, N.O.F.4., tracciava dei particolari graffiti sul muro del cortile dell'ospedale di Volterra con il suo panciotto, egli voleva esprimere i suoi sentimenti, raccontare la sua storia.
Gli infermieri non dovevano avere relazioni con le famiglie dei malati, non potevano portare loro i saluti, le lettere dei loro cari.
Queste persone vivevano nell'assenza di ogni progetto, non avevano la concezionw del tempo, erano costantemente in balia degli altri senza rendersene conto.
Perchè queste persone venivano considerate folli?
F.Basaglia sostiene in "Conferenze brasiliane" del 1972, di non sapere cosa sia effettivamente la follia. Però essere tutto o ninete. [La considera] una condizione umana. In noi [gente "normale"] la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile,dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia. Simone Cristicchi definisce, nella sua canzone "Ti regalerò una Rosa" il "matto" come (...)un pianoforte con un tasto rotto, l'accordo dissonante di un orchestra di ubriachi. (...)
Questo perchè è uscito dagli schemi sociali, perchè crede di parlare con il demonio. La società, cosiddetta normale, aveva paura di queste persone e quindi le rinchiudevano in quelle determinate strutture. I pazienti erano costretti a restarci fino al momento della loro guarigione, evento che molto raramente accadeva. Finchè nel 1978 F.Basaglia riuscì, con la legge 180 a far chiudere tutti i manicomi. Egli sosteneva che la malattia mentale, la follia, la pazzia, bisognava combatterla all'esterno, non in questi centri che sembravano dei carceri.
Oggi i manicomi non esistono più, sono stati sostituiti dai "centri di riabilitazione psichiatrica" o "case di cura".
Sono luoghi dove i malati meno gravi hanno la possibilità di vivere una vita quasi normali: mettono in scena degli spettacoli teatrali con la collaborazione di alcuni specialisti, organizzano delle gite, feste, tutto questo per far capire a tutti che i matti sono persone come noi.
Nello spettacolo "Un silenzio straordinario" regia di Armando Punzo con la partecipazione di Placido Calogero, il protagonista, un signore che viveva da anni ormai nel carcere di Volterra, ripeteva spesso questa frase: Quando mi annoio, esco a fare due passi, per poi tornare qui da me! Esco a fare due passi,inteso come "volo con la fantasia", non sono più io, e quando questo viaggio si è concluso torno da me stesso, torno ad essere ragionevole.
Ecco, i "matti" stanno ancora compiendo quel viaggio!

(barbara)

3 commenti:

Cannibal Kid ha detto...

welcome back!!

hai scelto un argomento leggero, per il tuo ritorno :)

che poi sono più pazzi i pazzi o sono più pazzi i "sani"?

la S-Fusa di natura ha detto...

vara non so darmi neanche io una risposta...cmq secondo me sono più pazzi i sani che i veri pazzi... xke?????? xke noi giudichiamo gli altri, distinguiamo cosa è giusto o no, dettiamo delle regole da seguire...gli schemi sociali!
io devo essere sincera un po' pazza mi reputo, xke molto spesso esco dagli schemi, vado in bici contromano, prendo le rotende al contrario, se tutti dicono che è bianco io dico che è rosso, fumo, mi vesto a modo mio, a volte veramente non so con quale coraggio esco di casa...però sono me stessa...ok non sono da ricovero...xke io al contrario dei pazzi, chiamiamoli così, ogni tanto torno da me stessa!!!

Blog di prova ha detto...

Ciaoooo!!! Ben Tornata!!! Ci sei mancata!!! E non RiSparire! xD